Circolo Fotografico Culturale L'Obiettivo A.P.S.

Pasian di Prato (UD)

I Martedì dell'Obiettivo

I Martedì dell'Obiettivo: incontro con Riccardo Rossi

Il monitor spento, lo smartphone tenuto fuori dalla nostra portata, l’album di fotografie posato chiuso sul tavolo.

Lavoriamo di fantasia. Sperimentiamo per un istante, con piacevole sollecito alla nostra immaginazione, un breve esercizio. Proviamo a pensare a un luogo di villeggiatura a noi gradito, così come lo conosciamo o come lo ricordiamo. Probabilmente, ciò che prevale nei nostri ricordi è uno scenario vasto ma sfuocato, oppure la visione, ancor vaga e un po’ confusa, di uno scorcio urbano, eppure sufficientemente nitida nella nostra mente da associare quella veduta a Grado, o a Caorle, ecc..

Di fatto, se non disponessimo sott’occhio di una fotografia di quello scorcio, ci resterebbe memoria solamente di pochi, elementari, ma fondamentali dettagli che ci permettono di rammentare quel luogo nel tempo.

Continuiamo ora questa prova di astrazione. Se ci tornassero in mente, ad esempio, una finestra contornata vividamente da un gioco di luci, colori e forme, oppure l’effigie impressa sull’insegna di una locanda, o ancora una vecchia lanterna stradale in disuso, “privata” (o mai rimessa?) della sua lampadina, ma pur sempre un elemento caratteristico delle calle del centro storico…

Saremo in grado.. pensiamoci bene, di cogliere “al volo” di quale località si tratta? Plausibilmente sì perché quel dettaglio, seppur semplice, ha catturato la nostra attenzione, e ha infervorito (quasi inconsciamente) la nostra emotività, ed è per questo che lo ricordiamo.

Martedì 17 aprile 2018, ai “martedì dell’Obiettivo”, avevamo ospite Riccardo Rossi, appassionato scrittore e fotografo il quale, mostrandoci una lunga, piacevole sequenza di ottimi scatti, ci ha.. come dire.. “invitato” a questo esercizio, presentandoci la sua chiave di lettura di una scena, di un paesaggio, di quello stesso scorcio urbano.

Ogni fotografia ha uno scopo, una sua ragion d’essere, un suo linguaggio. Spesso essa è premeditata, cercata, inseguita. La scelta di posizionare alcuni particolari ben delineati nell’inquadratura è un messaggio preciso, consente numerose interpretazioni da parte di ogni osservatore, stimolando proprio quell’emotività che fa sì che la foto sia “dinamica”.

E se cerchiamo dei complici nell’immagine (Riccardo ci insegna), ad esempio dei gabbiani, avremo anche dei protagonisti inconsapevoli che cambieranno il “peso” dei soggetti di quell’inquadratura, alterando persino il punto di vista del nostro sguardo, conferendole tuttavia un nuovo slancio, alternativo e originale.

Una fotografia è dunque la proiezione “forzata” su un piano di un insieme di gesta, movimenti, colori, segreti.. immobilizzati dall’obiettivo della fotocamera, ma che la nostra mente rielabora e interpreta come una successione di eventi (un racconto), come una storia fantastica quanto veritiera, ma “personale”, perché ognuno di noi la concepirà diversamente, a seconda di ciò che quello scatto ha suscitato in ognuno di noi.

Grazie insomma a Riccardo Rossi per questa sua lettura di un’immagine, per la ricerca del dettaglio che, trascendendo dalla realtà di cui appartiene, incita a immaginare oltre quella scena, costruendo in essa la nostra storia.

 

Matteo Pivotto